Manicomio Mombello by Giusy on October 4 2020 12:20 hr CE(S)TShortlink to this report: [ https://urbx.be/mevt ]
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hard
Access
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Safety
unsafe
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low
General condition of the place
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Visit date October 3 2020 at 15 hr Visit duration 4 hours
Fino a metà degli anni Settanta era un luogo dal quale scappare a gambe levate, adesso è una delle mete preferite per gli amanti delle gite col brivido. La storia dell’ospedale psichiatrico Antoni di Limbiate, noto come manicomio di Mombello, può essere riassunta così.
Un luogo di dolore e sofferenza diventato dopo il suo abbandono nel 1978.
Le condizioni di abbandono trentennale in cui si trovano gli oltre 40 mila metri quadrati di stanze, celle e corridoi della struttura sanitaria è percettibile non appena varcata la soglia d’ingresso. La costruzione del manicomio risale al 1872, vicino alla settecentesca Villa Crivelli-Pusterla, la tenuta scelta da Napoleone per proclamare la Repubblica Cisalpina, e tutte due fanno parte di un lotto di circa un milione di metri quadrati fra campi, capannoni e padiglioni a Nord di Limbiate.
Arrivò a ospitare oltre 3 mila pazienti, fra i quali anche il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942. A separare il manicomio dal resto del mondo ci pensava un muro di cinta alto due metri e lungo tre chilometri entrato a far parte dell’immaginario locale.
I ricoverati erano suddivisi sulla base del comportamento: “tranquilli”, “agitati”, “sudici”, “lavoratori” e così via. Solo i cosiddetti “agitati” erano tenuti in isolamento: tutti gli altri erano impiegati in attività lavorative considerate “terapeutiche”.
Insomma, Mombello era il manicomio più grande d’Italia, un vero microcosmo, città nella città, la cui proprietà oggi è divisa in tre: l’azienda ospedaliera Salvini, proprietaria del manicomio vero e proprio, la Asl e la Provincia di Monza, che da Milano ha ereditato Villa Crivelli, oggi occupata dall’istituto statale agrario Castiglioni.
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Ospedale Psichiatrico by I Luoghi dell oblio on October 23 2020 22:29 hr CE(S)TShortlink to this report: [ https://urbx.be/vsux ]
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Risk of being seen
high
General condition of the place
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Visit date May 1 2018 at 15 hr Visit duration 3 hours
La costruzione, risalente al XIV scolo, era utilizzata come dimora sub-urbana di proprietà della famiglia Pusterla.
Nel XVI secolo divenne di proprietà di Giacomo Antonio Carcano. Alla sua morte la diede in eredità, assieme ai terreni, ai suoi nipoti Arconati i quali apportarono numerosi e significativi cambiamenti.
Nel 1718 venne ceduta al Conte Giacomo Crivelli che la trasformò in un lussuoso palazzo con giardino all'italiana, adornato con fontane e giochi d'acqua.
Il Conte effettuò alcuni cambiamenti alla villa, rendendola in parte in stile barocco ed alleggerendola dalle residue sue forme medievali.
Tanto fu la bellezza di questa villa che, nel 1797, Napoleone Bonaparte la preferì alla reggia di Monza e vi insediò il suo quartier generale. Fu sempre qui che prese la decisione di creare la Repubblica Cisalpina.
In questo periodo ospitò anche Antoine-Jean Gross, autore del primo grande ritratto di Napoleone che fu esposto nella villa.
Nel corso del XIX, la villa rimase in stato di abbandono fino al 1863 quando venne utilizzata come manicomio e subì ulteriori modifiche.
Tra i vari pazienti, il manicomio ospitò il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942.
La clinica poteva ospitare massimo 900 malati ma, in poco tempo, si sovraffollò arrivando ad ospitarne fino a 3.000 e divenendo il manicomio più grande di Italia
I ricoverati erano suddivisi sulla base del comportamento: “tranquilli”, “agitati”, “sudici”, “lavoratori” e così via.
Tutti i pazienti, eccezion fatta per i cosiddetti "agitati" che erano in isolamento, erano impegnati in attività lavorative considerate terapeutiche.
Non rimane più nulla dei giochi d'acqua come dei fasti Napoleonici. Non si odono più le urla dei matti, solo il crepitio di scarpe che calpestano le macerie di un glorioso ma anche nefasto passato.